PALAZZO DEI GRANDUCHI
Dal pieno Cinquecento la roccaforte militare divenne per sua natura anche sede dei palazzi granducali: Cosimo III, Ferdinando I e Francesco I fecero costruire all’interno della Fortezza Vecchia locali per i loro soggiorni in terra labronica.
Il palazzo di Cosimo III, eretto alla metà del secolo al centro del fortilizio ed addossato all’antico muro della Quadratura dei Pisani, è stato quasi interamente abbattuto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Di esso restano le stanze sotterranee e la scala interna di collegamento con i locali superiori, fino al Piaggione dei Grani. L’edificio era infatti su tre livelli: il primo destinato alle sale di “rappresentanza” del Granduca, il secondo piano riservato alla Granduchessa, mentre le stanze “dabbasso” erano camere per i forestieri e contenevano anche un ampio salone. La distruzione del palazzo cinquecentesco ha permesso di riportare alla luce la trecentesca facciata della Quadratura dei Pisani, attualmente visibile dal piazzale principale della Fortezza Vecchia.
La residenza di Ferdinando I, anch’essa quasi interamente andata perduta, inglobava al suo interno la chiesa di San Francesco. L’attuale facciata dell’edificio religioso è dunque un’aggiunta, resasi necessaria per il consolidamento delle strutture in epoca post-bellica, mentre in origine alla chiesa si accedeva tramite una loggia. Ancora visibile, nell’interno severo e semplice della navata, è il maestoso altare in marmo di Carrara. Secondo la tradizione, la mattina del 19 marzo del 1606, proprio in questo piccolo edificio religioso al cospetto del granduca Ferdinando I, giunto per l’occasione da Firenze con la sua corte, fu celebrata una messa al termine della quale Livorno fu elevata a rango di città.
La Palazzina di Francesco, eretta intorno agli anni ottanta del Cinquecento, fu fondata su di un terrapieno che andò a ricoprire l’antica piattaforma del bastione “della catena”, (in riferimento al sistema difensivo con catena che chiudeva l’antica darsena del porto medievale). Il nuovo baluardo, costruito con grandi difficoltà, perché fondato e strutturato direttamente in mare, ebbe le bocche di fuoco murate solo dopo pochi anni dalla sua edificazione, per ovviare ai problemi strutturali e sostenere il carico della volta. Esso prese successivamente il nome di “Cavaniglia” dal nome da un ammiraglio della flotta toscana dei Cavalieri di Santo Stefano, Cesare Cavaniglia che ebbe il comando della flotta nel 1566 contribuendo notevolmente al suo ampliamento e rafforzamento. Nell’uso colloquiale, il suo nome poi è stato modificato in “Canaviglia”, denominazione ormai accettata per il bastione e per la splendida sala sottostante, progettata come cannoniera.