Al tempo della costruzione della fortezza di Grosseto il ducato dei Medici aveva conquistato Siena, ma non ricopriva tutta la Toscana: mancavano la Repubblica di Lucca, lo Stato dei Cybo di Massa e Carrara, i domini estensi della Garfagnana, la Lunigiana occupata dai feudi dei Malaspina, i Presidi spagnoli della Maremma, lo stato di Appiano di Piombino, il marchesato degli Sforza di Santa Fiora, la contea degli Orsini di Pitigliano, la signoria dei Murlo di cui erano feudatari gli arcivescovi senesi e Camporsevoli, feudo dei Piccolomini di Montemarciano. Oltretutto, parte di questo territorio era ricoperto di stagni e zone acquitrinose, vessate dalla malaria, tanto che sia la moglie Eleonora di Cosimo I che tre dei suoi figli morirono di questa malattia. La Maremma era in questo tristemente celebre. Tuttavia questa zona in cui la malaria rendeva difficile sopravvivere rappresentava il granaio del ducato, insieme al Valdarno. Un’epoca come quella cinquecentesca considerava il grano alla stregua dell’oro, e la Maremma, insalubre, era un elemento strategico per Cosimo.
Tuttavia questo prezioso oro della natura era minacciato dallo spagnolo Stato dei Presidi di Francesco II, che a Sud del territorio maremmano si incuneava occupando l’odierno Argentario.. Per l’ossessione di Cosimo per l’indipendenza dalle potenze straniere questa costituiva una situazione intollerabile. Le coste poi erano tormentate dalle continue incursioni piratesche: i pirati algerini ( i “mori” ben conosciuti anche a Livorno).