Nel 1559 un equilibrio raggiunto tra le potenze europee permetteva un momento di pace. Adesso lo scontro riprendeva sul Mediterraneo, dove due grandi potenze si fronteggiavano per il dominio delle rotte: la Spagna di Filippo II, in espansione sul Nord Africa, e l’Impero Ottomano, improvvisamente indebolito dalla morte di Solimano. Tra i due contendenti, si muovevano poi i Barbareschi di Tripoli, i pirati algerini che più di tutti terrorizzavano le coste toscane del ‘500.
Una storia del terrore, quella dei pirati, che erano poi corsari legittimamente autorizzati all’attività di aggressione, perché non si limitavano a depredare le città costiere ma organizzavano incursioni all’interno e rapivano chi incontravano, per venderlo come schiavo o utilizzarlo come manodopera gratuita o forza ai remi. Un business economico incredibilmente redditizio per l’epoca, e difficile da eradicare visti i tanti poteri in gioco. Nel corso dei secoli così lo splendido paesaggio maremmano si costella di bianche torri di avvistamento, unico strumento di difesa per avvisare dell’arrivo degli incursori e scappare.
Solo pochi anni prima il terrore dei mari era stato il pirata Khayr al-Din, conosciuto nella penisola italica come Ariadeno Barbarossa, il comandante della flotta di Solimano il Magnifico, protagonista di mille imprese terribili e leggendarie nel Mar Tirreno. A lui è legata una della leggende più affascinanti, quella della Bella Marsilia, magnifica fanciulla dai capelli rossi, rapita in Maremma e destinata a diventare consorte favorita del Sultano, nella lontana Instambul.
E’ in questo contesto che Cosimo I decide di difendere il suo prezioso “granaio” costruendo una vera inespugnabile fortezza a Grosseto, mentre fonda un intero Ordine Cavalleresco, l’ordine di Santi Stefano, destinato proprio al sacro compito di sconfiggere la pirateria.