Alcuni uffici al secondo piano conservano opere d’arte meritevoli di attenzione, come il Balilla di Cafiero Filippelli (1936) , che rappresenta un unicum nel genere dei soggetti del pittore, la Redenzione di Gino Romiti (1936), definito da Aldo Santini “il sacerdote puritano della pittura labronica”, o La Mucca di Giulio Cesare Vinzio (1910-20), col suo chiaro richiamo alle immagini di buoi dipinte da Giovanni Fattori.