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Opera

Cenciaiole livornesi

Eugenio Cecconi, 1880. Olio su tela, 88 x 170 cm

Si stanno riposando, le cenciaiole o “cenciaie”, di fronte alla Fortezza Nuova, sugli Scali del Vescovado, appoggiate alla spalletta del Fosso Reale. Probabilmente hanno appena consegnato stracci e abiti dismessi raccolti dalle immondizie per strada e dagli scarti delle case abbienti; oppure sono appena uscite dai laboratori dove passano gran parte delle loro vite a lavorare cenci da spedire alle cartiere. Tutte hanno fazzoletti e panni in varie fogge sulla testa, utili, nel laboratorio, per ripararsi dalle malsane polveri. Alcune, al centro, dormono sfinite, impugnando il “caldaino” per riscaldarsi. Altre sullo sfondo chiacchierano stancamente. Solo la ragazza in piedi in primo piano pare non cedere alla stanchezza, al tanto lavoro ripagato con poca paga.

Una volta raccolti, gli stracci venivano lavorati a domicilio o in laboratorio. Dopo una sommaria pulizia detta “scrollatura”, la rimozione di eventuali fibbie e bottoni, lo strappo delle cuciture, si giungeva alla “sceglitura”, cioè alla suddivisione in lana, tela, colorati e maglie; infine, gli stracci erano tagliati a piccoli brandelli e raccolti in grandi balle. Venduti alle cartiere, gli stracci venivano ridotti in un impasto che pressato e asciugato diveniva foglio di carta.

Nel 1887 lavoravano a Livorno nel settore degli stracci, spesso in maniera temporanea e a domicilio, circa 700 donne, per la massima parte ragazze. Era il terzo settore di lavoro in città, dopo i cantieri navali e le officine meccaniche, e pressoché l’unico femminile. Lavoro umile, malsano e malpagato: nel 1884 le cenciaiole livornesi furono protagoniste di proteste e scioperi.

Livorno era un importante centro del mercato internazionale degli stracci: nel 1887 risultano smerciate, soprattutto verso gli Stati Uniti, circa 6.000 balle da 3 quintali ciascuna all’anno; a inizio ’900 divenne il principale centro in Italia di tale commercio. La progressiva meccanizzazione della lavorazione degli stracci e il passaggio alla cellulosa lignea e, successivamente, alla pasta chimica per la produzione della carta, portò dalla metà del ’900 alla fine della raccolta e lavorazione manuale degli stracci.

 

[Tratto da percorso Lavoro, a cura di Sara Bruni, in Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link. Guida al progetto didattico, a cura di Antonella Gioli, Sillabe s.r.l., Livorno, 2016]

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