olio su tavola, cm 29,7x38,8
firmato in basso a sinistra: A. Picchi
etichetta recante i seguenti dati: Prof. Anchise Picchi / La fienaiola / cm 30x40 / olio su tavola / A. Picchi 1963
Riconducibile anch’essa, come del resto Falciatori, alla cosiddetta “seconda maniera” dell’artista, l’opera dal titolo La fienaiola riassume la complessità della riflessione tecnica avviata da Anchise Picchi a partire dagli anni Sessanta, quando cioè, superata la stagione postmacchiaiola, predilige la trascrizione di scenari agresti in termini sempre più distanti dalla semplice descrittività naturalistica.
Sarà ancora una volta Luigi Servolini, mentore della maturazione linguistica dell’artista, a menzionare entusiasticamente certi esiti stilistici tipici degli anni Sessanta, quando cioè la “concezione artistica” di Picchi sembra volgersi “del tutto fuori dell’ambiente provinciale caro all’artista”, parallelamente al ricorso ad una pennellata “sempre più minuta e sottile”, con effetti di rafforzamento dell’“evidenza plastica delle cose”.
Sull’onda di tale linguaggio neodivisionista la trascrizione del motivo agreste assume valenza universale, secondo l’istanza estetica maturata da Picchi oltre il naturalismo.