Per comprendere pienamente il contesto culturale unico nel suo genere che porterà Modigliani a porsi con una innovatività straordinaria nel mondo dell’arte, occorre fare un passo indietro, fino alla nascita della città portuale voluta dai Medici, e fondata alla fine del 1500.
La storia di Livorno inizia quasi contemporaneamente a quella delle sue “Nazioni”. È il 19 febbraio 1591, infatti, il momento in cui il Gran Duca di Toscana pubblica un provvedimento destinato a cambiare la storia della nascente comunità livornese:
“Il Serenissimo Gran Duca... a tutti Voi Mercanti di qualsivoglia Nazione, Levantini, Ponentini, Spagnuoli, Portughesi, Grechi, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani, dicendo ad ognuno di essi salute... per il suo desiderio di accrescere l'animo a forestieri di venire a frequentare lor traffichi, merchantie nella sua diletta Città di Pisa e Porto e scalo di Livorno con habitarvi, sperandone habbia a resultare utile a tutta Italia, nostri sudditi e massime a poveri...".
Questo appello era rivolto ai mercanti del Mediterraneo e prometteva sostanzialmente libertà di culto, di professione religiosa e politica, annullamento dei debiti e di altre condanne per almeno 25 anni, istituiva un regime doganale a vantaggio delle merci destinate all'esportazione ed assicurava la libertà di esercitare un qualsiasi mestiere, purché i mercanti vivessero a Livorno: misure che crearono condizioni eccezionali per lo sviluppo ed una società multiculturale e tollerante.
Per rendersi pienamente conto di quanto questo modello fosse straordinario per l’epoca, basta fare una passeggiata in via della Madonna.
Le origini della via risalgono alla seconda metà del Cinquecento, con l'urbanizzazione della città pentagonale ideata da Bernardo Buontalenti. Caratterizzata da un andamento ortogonale al decumano costituito dalla via Ferdinanda, la strada si inseriva nella maglia viaria regolare che caratterizzava la città-fortezza di Livorno.
Qui, dall'inizio del XVII secolo diverse comunità cattoliche di rito latino ebbero un punto di riferimento nella chiesa della Madonna. Al fianco, i greci di rito bizantino eressero la chiesa della Santissima Annunziata, mentre un secolo più tardi, anche gli armeni ebbero il permesso di costruire il proprio luogo di culto lungo la via della Madonna, una strada di Livorno divenuta simbolo della città delle “Nazioni”. Qui si concentrarono ben tre chiese nazionali, punto di riferimento delle comunità greca, olandese-alemanna, francese, portoghese, corsa e armena, essa è stata definita “un unicum storico-religioso europeo”, ovvero un simbolo del cosmopolitismo che, grazie alla politica illuminata dei granduchi medicei, caratterizzò la città di Livorno per oltre tre secoli.
All'inizio del Seicento lungo la strada sorgevano già la chiesa della Madonna (1607, di fianco al preesistente oratorio dei Santi Cosma e Damiano, oggi scomparso) e quella della Santissima Annunziata (1601). La prima divenne il punto di riferimento delle comunità francese, olandese-alemanna, corsa e portoghese; all'interno furono infatti innalzati i relativi altari nazionali, spesso utilizzati come veri e propri sepolcreti dalle stesse comunità, nell'ambito del culto cattolico. La seconda invece fu un secolo più tardi, nel 1714, fu inaugurata la chiesa di San Gregorio, voluta dalla ricca nazione armena e anch'essa utilizzata come luogo per il seppellimento di molti connazionali. Di fianco alla chiesa della Madonna esisteva anche la preesistente chiesetta dei Santi Cosimo e Damiano, la quale fu in seguito trasformata in ufficio postale.
Per circa tre secoli, le Nazioni resero Livorno uno degli empori mercantili più fiorenti del Mediterraneo e legarono il proprio nome non soltanto a istituzioni finanziarie e commerciali, palazzi e ville suburbane, ma anche alla vita politica e sociale della città, nonché ad opere di pubblica utilità e di beneficenza, come teatri, asili e scuole.
Più difficile fu il percorso per i cristiani non cattolici, come gli inglesi, che tuttavia ebbero infine la propria Nazione, le proprie chiese ed i propri cimiteri.
L’ultimo significativo capitolo delle Nazioni si ebbe intorno alla metà dell'Ottocento, quando gli acattolici-protestanti inglesi, scozzesi e della Congregazione olandese alemanna (che all'epoca riuniva soprattutto svizzeri e tedeschi) poterono finalmente edificare vere e proprie chiese, di foggia e dimensioni adeguate all'importanza conseguita dalle rispettive comunità.
(Fonte: Wikipedia)