L’etrusca Vatl città del metallo e dell’oro
A Vetulonia non si passa, si arriva appositamente dall’unica strada che risale la collina. Il paese è oggi un’”area archeolologica diffusa” che nasconde tra i suoi vicoli e i suoi orti le tracce di una delle più potenti città della cultura etrusca. Per scoprire l’antica Vatluna occorre chiudere gli occhi e cancellare l’immagine del piccolo paese arroccato. In età etrusca saremmo arrivati in una vera metropoli, con oltre 15000 abitanti stimati, una città che niente affatto si sentiva di collina, ma che aveva un’identità del tutto marinara e costiera. L’antica Vatluna si affacciava infatti sul vastissimo Lago Prile, che occupava a perdita d’occhio tutta la pianura grossetana e di cui oggi la Riserva Naturale della Diaccia Botrona, oasi preziosissima di biodiversità, la cui storia è raccontata nel Museo della Casa Rossa Ximenes, è l’unico “fossile” sopravvissuto. La città antica, la cui ricchezza e potenza Silio Italico celebra ancora nel I secolo d.C., affonda le sue origini già nel periodo villanoviano (IX secolo a.C.) quando le sue genti, insediatesi su una delle colline affacciate sul Lago Prile, esercitavano il proprio controllo su questa vasta laguna costiera, sull’annesso sbocco al mare e verso l’entroterra. Controllavano infatti il cuore minerario di questa area della Toscana, le Colline Metallifere, il cui nome “parlante” racconta già la ricchezza del sottosuolo. Una ricchezza radicata nell’entroterra, da dove si estraevano i metalli, ma che attraverso il porto sulle sponde del lago, guardava al mare aperto, dove i lingotti e gli oggetti in bronzo creati nelle botteghe cittadine e le altre merci preziose, in ambra e in oro, prendevano la via delle più importanti rotte mediterranee.