La cosiddetta chiesa della Madonna (in realtà è intitolata ai santi Maria, Giulia e Francesco) è il simbolo del multiculturalismo livornese. Si trova sulla via omonima, nel cuore di Livorno, a pochi metri dalla chiesa dei Greci Uniti e dai resti della chiesa armena.
I lavori di costruzione risalgono al 1607.
Nel tempo la chiesa divenne il punto di riferimento delle numerose comunità straniere presenti a Livorno, è la particolarità di questo luogo di culto è che, nel tempo, le diverse comunità vi fecero erigere degli “altari” ciascuno dedicato ad una diversa “Nazione”.
L'interno, a pianta rettangolare, è costituito da una sola navata, lungo la quale si aprono gli altari delle nazioni straniere. I sei altari laterali, della prima metà del Seicento, si richiamano ad un medesimo modello avente varianti nei dettagli.
Il più antico è probabilmente il primo a destra entrando nella chiesa, posto sotto il patronato degli Inghirami, oggi ospita un crocifisso nero attribuito a Ferdinando Tacca.
Segue poi l'altare della Nazione francese, del 1613. Il dipinto al centro, opera di Matteo Rosselli, fu donato dal granduca Cosimo II nel 1615; alcuni avanzano l'ipotesi che il soggetto ritratto altro non sia lo stesso Cosimo.
L'altare seguente è quello della Nazione corsa, allora genovese che è impreziosito da un dipinto seicentesco raffigurante San Giovanni Evangelista, di Francesco Curradi (1620-1630 ca.).
Sul lato sinistro si trova l'altare dei portoghesi, sempre d'origine seicentesca. Dal 1728 vi è collocata la statua di Sant'Antonio di Padova, fino ad allora posta nella controfacciata della chiesa.
L'altare che chiude il lato sinistro, intitolato a Sant'Andrea, era invece quello della Nazione olandese alemanna, inizialmente composta soprattutto da membri cattolici. Il dipinto col Martirio di sant'Andrea è di Giovanni Bilivert. Accanto all'altare si erge un raffinato confessionale settecentesco con lo stemma dei Paesi Bassi.
All'interno una lapide ricorda che qui fu sepolto il celebre scultore fiammingo François Duquesnoy, deceduto a Livorno nel 1643.