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Il Caffé Bardi
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Il Caffé Bardi

Il caffé letterario dei post macchiaioli

Caffè bardi - piazza Cavour

Ritroviamo il giovane Modigliani rientrato a Livorno per curarsi i problemi respiratori nel 1909.

E’ qui che comincia frequentare Il Caffè Bardi.

Questo caffè è stato un locale storico di Livorno situato all'angolo tra piazza Cavour e via Cairoli,a pochi passi dalla “spalletta” dei fossi, attivo tra il 1908 e il 1921, divenne rapidamente il punto di ritrovo degli artisti livornesi dell’epoca, sul modello dei grandi cafés parigini. Lo frequentavano soprattutto pittori, ma orbitavano qui anche scultori, scrittori, autori teatrali e musicisti.

Poco tempo dopo l'apertura del Caffè nacque il progetto di affrescarne le pareti ad opera proprio dei pittori che lo frequentavano : erano parte del gruppo Benvenuto Benvenuti, Umberto Fioravanti, Giulio Ghelarducci, Olinto Ghilardi, Corrado Michelozzi, Renato Natali, Mario Puccini, Gastone Razzaguta e Gino Romiti.

“Come affermò Gastone Razzaguta, segretario del Gruppo Labronico dal 1921 al 1950, in quel bar "porto di mare" capitavano i tipi più strani provenienti da varie regioni ed anche dall'estero: alcuni diventavano affezionati clienti, altri si dileguavano, "spaventati" dalle quotidiane ed accese discussioni che si sviluppavano.

Fra i più assidui frequentatori il pittore Manlio Martinelli, che giungeva ogni giorno alla stessa ora, si sedeva sempre allo stesso tavolo - se era occupato restava in piedi - ed alla stessa ora, ogni sera, rientrava, percorrendo la stessa strada sia all'andata che al ritorno; il pittore Gino Romiti che teneva conversazioni riguardanti problemi spirituali mentre Renato Natali era impegnato nel prendere accordi col basso "in ribasso" Pessi onde procurarsi vivande per il giorno seguente.

Il maestro Pietri eseguiva al pianoforte le sue ultime composizioni mentre Giosuè Borsi declamava, applauditissimo, versi di Dante e Boccaccio. Molti altri i frequentatori, fra i quali il divisionista Benvenuto Benvenuti, Corrado Michelozzi detto "Borchia", l'altro divisionista Adriano Baracchini-Caputi, Paolo Fabbrini, Sabatino Lopez, il pittore portuale Ettore Castaldi, che poi emigrò nel sud-America, Alfredo Del Bianco, Giulio Ghelarducci, Mario Tinti, Gustavo Pierotti della Sanguigna, il capo redattore del "Giornale degli artisti" Guido Vivarelli, Olinto Ghilardi, Alvaro Angiolini, l'avv. Augusto Diaz, il pittore sempre malaticcio Eugenio Caprini, il pittore e fotografo Gino Schendi, il fotografo di cinque guerre e dell'Accademia Navale Bruno Miniati, l'architetto Mario Pieri-Nerli, Edoardo Aromatari (un concertista assai noto decaduto a suonare nei cinematografi), l'elegantissimo pittore Giuseppe Maria Del Chiappa, Oliviero Cocchi (noto come Mede Baffoni, padre del pittore Mario Cocchi), il piccolo e irruente Giovanni Zannacchini, l'attore Febo Mari, il prof. Alberto Calza, il pittore amico di Modigliani, Aristide Sommati.”

Al Caffè Bardi è legata una delle leggende più conosciute che riguardano questo periodo di vita del pittore, che di lì a poco tornò a Parigi che divenne la sua nuova casa.

Secondo la versione più accreditata della vicenda, il pittore avrebbe mostrato alcune sue sculture agli amici del Caffè, senza riscuotere alcun apprezzamento: anzi, deriso, avrebbe deciso di liberarsene immediatamente, buttandole nel vicino fosso. Secondo una variante, le avrebbe invece caricate su un carretto e gettate nottetempo nello stesso fosso a poche centinaia di metri di distanza, in prossimità del Mercato delle vettovaglie.

Dopo la chiusura intervenuta nel 1921, gli affreschi originali vennero rimossi e solo parte di essi, per la precisione i pannelli, furono salvati dalla famiglia Bardi. I locali, ricostruiti, dopo aver ospitato una banca per numerosi anni, oggi sono la sede di un negozio di prodotti per la casa. La presenza del Caffè è ricordata da un'epigrafe apposta nel 2003 sulla facciata del palazzo prospiciente piazza Cavour.

(Fonti: Wikipedia, http://www.comune.livorno.it/_cn_online/index.php?id=715)

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