Raramente si collega la figura di Amedeo Modigliani a quella di una delle personalità più importanti del socialismo italiano e dell'antifascismo: Giuseppe Emanuele Modigliani, fratello maggiore del pittore.
Quest'uomo dalla figura inconfondibile, non fosse altro per la folta e lunga barba bianca che lo caratterizzava, fu tra i fondatori del Partito Socialista a Livorno nel 1894 (due anni dopo la sua nascita a Genova). Emanuele, primo dei quattro figli di Eugenia, iniziò la vita politica giovanissimo, a soli 22 anni, impegnandosi sia come consigliere comunale sia come avvocato, dopo la laurea in giurisprudenza, in cause di carattere sociale e politico, in difesa di operai e lavoratori e per la rivendicazione dei diritti.
Nel 1913, nelle prime elezioni a suffragio universale, Emanuele entrò a far parte della Camera dei deputati e vi restò per quattro legislature. Fu una delle figure di riferimento del pacifismo italiano. Con l'avvento del fascismo subì aggressioni e la devastazione della propria casa, mentre ricopriva il ruolo di avvocato di parte civile nel processo Matteotti, fino ad essere costretto a rifugiarsi all'estero.
A Parigi in quegli anni fu un punto di riferimento per tutti gli espatriati antifascisti
Menè e la fedele compagna Vera saranno perseguitati in Francia dal governo collaborazionista di Vichy e sul finire del 1943 riusciranno fortunosamente, grazie all’aiuto di Joyce Lussu, a riparare in Svizzera.
Rientrato in Italia insieme a Ignazio Silone negli ultimi mesi del 1944, egli rappresenterà il PSIUP nella Consulta nazionale e nelle prime elezioni libere nel giugno del 1946 sarà eletto all’Assemblea Costituente. Nel gennaio del 1947 Modigliani seguirà Saragat nella fondazione del PSLI, di cui assumerà la presidenza del gruppo parlamentare fino alla sua morte, avvenuta nell’ottobre dello stesso anno.
Il socialismo e la demacrazione occidentale nel pensiero di G.E. Modigliani di Maurizio Vernassa - Università di Pisa