Le leggi livornine, unite all'istituzione del porto franco e alla neutralità del porto, causarono l'arrivo in città di numerosi mercanti stranieri: greci, francesi, olandesi-alemanni, armeni, inglesi, ebrei ed altri.
Ognuna di queste vitali comunità portò con sé tradizioni, culture e sapienza: in breve, la città ideale dei medici nata dal nulla si trasformò nel porto più cosmopolita, vivace e multireligioso del Mediterraneo. Un modello di tolleranza che restituì ampiamente i suoi frutti, perché Livorno divenne in pochi anni il potente centro commerciale desiderato dai Medici.
Queste comunità si dettero il nome di “Nazioni”. Ciascuna di esse aveva un proprio Console, un rappresentante che permetteva il governo della città: una realtà unica nel suo genere in tutta l’Europa, basata sul comune interesse nei commerci, un’apertura straordinaria. Le “Nazioni” furono comunità di mercanti pienamente libere, che coesistevano in pace, in un equilibrio magistrale. Ciascuna di esse aveva propri locali di culto, che coesistevano uno vicino all’altro in armonia: non vi fu mai, caso quasi unico in Europa, un ghetto in cui dar risiedere la comunità ebraica.