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La Palazzina dei Mulini a Portoferraio
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Museo

La Palazzina dei Mulini a Portoferraio

La casa dell'imperatore

Palazzina dei Mulini   Museo Nazionale delle Residenze Napoleoniche

è stata una delle due residenze di Napoleone Bonaparte a Portoferraio durante il suo esilio all'isola d'Elba (4 maggio 1814 - 26 febbraio 1815). Era una residenza destinata soprattutto alla vita pubblica e di rappresentanza dell'imperatore in esilio, mentre la sua vita privata si svolgeva nella vicina Villa di San Martino.

Nella residenza di città, la cosiddetta Palazzina dei Mulini, Napoleone tentò in breve tempo di ricreare, in formato ridotto, l’atmosfera di una corte che lo aveva sempre accompagnato, auspice anche il soggiorno della madre e della sorella Paolina. Attualmente vi si conservano cimeli, arredi e mobili dell’epoca e parte dell’interessante biblioteca condotta con sé dall’imperatore e poi da lui donata alla Comunità di Portoferraio.

"In seguito alla disfatta dell’esercito francese a Lipsia ed al successivo trattato di Fontainebleau Napoleone, ormai in mano nemica, fu costretto ad abdicare il 4 aprile 1814. Poiché il trattato prevedeva una rendita vitalizia a suo favore e la sovranità sull’isola d’Elba, l’ormai ex imperatore arrivò a Portoferraio la sera del 3 maggio 1814, a bordo della fregata inglese Undaunted. Come imponeva il suo temperamento, si dedicò subito ad instaurare sull’isola un’organizzazione amministrativa secondo le formule burocratiche e tecniche dell’impero.
Nel corso degli intensi mesi trascorsi sull’isola, Napoleone riattivò i commerci e le attività estrattive mentre, pressato dalle necessità di cassa, fu costretto a incamerare le rendite delle miniere e a inasprire le imposte fondiarie, tanto da provocare la ribellione della popolazione di Capoliveri. Allo stesso tempo, per facilitare le comunicazioni all’interno dell’isola, intraprese migliorie stradali e favorì lo sviluppo dell’agricoltura e della pesca, ideando un’infinità di progetti (tra cui l’industria per la produzione della seta) destinati a rimanere sulla carta; non da ultimo, si preoccupò di rendere efficiente la piccola guarnigione militare e la flotta.
L’operosa serenità dell’imperatore durò ben poco e a nulla valsero le affettuose cure della madre Letizia e della sorella Paolina, accorse sull’isola, né quelle della contessa Walewska, profuse nel corso di una memorabile visita a Marciana. La sera del 26 febbraio 1815 un destino ancora incompiuto spinse Napoleone a bordo dell’Incostant e lo riportò in Francia per condurre la sua ultima grande impresa, quella nota come i “Cento giorni”.
I lavori di adattamento a residenza dei locali militari della Palazzina dei Mulini, furono diretti dall’architetto Paolo Bargigli. Oltre alla demolizione di alcuni edifici di natura militare, resasi necessaria per ricavare un delizioso giardino all’italiana, i lavori consistettero nell’edificazione di un salone delle feste al piano nobile, nella ristrutturazione dell’attiguo teatro e nella trasformazione in scuderia dell’ex carcere.
Pochi mesi dopo Napoleone, che aveva seguito personalmente non solo la progettazione dell’intervento architettonico ma anche la scelta delle decorazioni e degli arredi, si stabilì nella piccola reggia, decorata dal piemontese Antonio Vincenzo Revelli, pittore ufficiale della corte elbana, ed arredata con ricercata mobilia e suppellettili. Anche durante il breve esilio elbano, Napoleone non rinunciò al piacere di possedere “une bonne bibliothèque”, espressione materiale del suo grande desiderio di conoscere la storia e gli uomini; pertanto, nell’arco di pochi mesi, riunì una raccolta libraria di ben 2378 volumi. Al primo nucleo, composto dalle 186 opere scelte personalmente nelle due biblioteche del castello di Fontainebleau, la notte prima di lasciare la Francia, si sarebbero aggiunti i libri inviati dallo zio cardinale Fesch, gli acquisti fatti a Livorno e in altre città italiane, alcuni doni e i volumi appartenuti al Corpo del Genio Militare, di stanza nella palazzina prima del suo arrivo. A riflettere meglio gli interessi di Napoleone sono proprio i volumi provenienti da Fontainebleau che, riconoscibili per la raffinata legatura in pelle su cui è impresso lo stemma imperiale, in alcuni casi sono risultati provenire direttamente dal patrimonio dei Borboni. Come risulta dall’inventario conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi è la storia l’argomento dominante della raccolta, dalla storia classica greca e latina alla storia antica e moderna della Francia, sino alla storia della Corsica, isola natale di Napoleone. Non mancano opere di letteratura, dai classici greci (Esiodo e Omero), agli autori latini (Virgilio e Ovidio), sino all’opera omnia di Voltaire. Anche il teatro occupa un posto di rilievo sia con la produzione comica (le commedie di Molière, Regnard e Dancourt), sia con quella tragica (Racine)."

(fonte: Polo museale della Toscana)

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