È un lavoro tutto manuale e femminile. Su un ampio terreno lievemente collinare, sotto un cielo rosato percorso da gruppi di nuvole orizzontali, poco prima del tramonto, cinque contadine sono dipinte digradanti dal primo piano allo sfondo: scalze, con le tipiche “gonnelle” lunghe e i fazzoletti in capo, chine o inginocchiate raccolgono in ceste di vimini le olive cadute su un “campo sodo”, cioè non coltivato ma zappato per rimuovere le erbe infestanti e facilitare la raccolta. Due ulivi sono isolati: in primo piano uno ancora piccolo che probabilmente dà pochi frutti, a differenza di quello grande sulla destra, sotto cui sono impegnate tre contadine; sullo sfondo a sinistra, due olivi si stagliano con le piccole foglie sul cielo, mentre subito dietro è l’oliveto con le ultime due raccoglitrici.
La raccolta delle olive, che in Toscana avviene a novembre, fino ai primi anni del ’900 si svolgeva raccattando i frutti caduti a terra. Fu poi sostituita con la raccolta delle olive direttamente dalle fronde, poi lasciate cadere in grandi reti stese alla base delle piante. Oggi la raccolta dalle fronde è agevolata da strumenti meccanici come “scuotiolive” elettrici o “pinze vibranti” per trattori. Dopo la raccolta, le olive venivano portate in frantoio.
Qui la prima operazione era la “molitura”, con grandi macine di pietra che schiacciavano le olive, o la “frangitura”, con grandi martelli che le rompevano, ottenendo così una pasta oleosa. Seguiva la “gramolatura”, cioè un lungo mescolamento della pasta che separava l’olio dalla parte acquosa. Infine, la “pulitura” dell’olio dai residui di bucce e noccioli. Anche se ora vengono eseguite con macchine, le operazioni per estrarre l’olio dalle olive sono rimaste sostanzialmente uguali.
A inizio ’900, diverse ditte livornesi producevano, commercializzavano e esportavano olio d’oliva toscano: ad esempio, l’olio della Enrico Ganni & C. fu premiato alla Panama Pacific International Exposition di San Francisco nel 1915. L’eccellenza dell’olio toscano è oggi riconosciuta con marchi di qualità come il D.O.P. e l’I.G.P.
[Tratto da percorso Lavoro, a cura di Sara Bruni, in Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link. Guida al progetto didattico, a cura di Antonella Gioli, Sillabe s.r.l., Livorno, 2016]