Un'altra figura determinante della famiglia Garsin per la formazione del giovane Amedeo entra in scena dopo la sua nascita, in seguito alla crisi finanziaria che aveva colpito anche la famiglia materna.
Nel 1886 si stabilisce infatti in casa Modigliani a Livorno Isaac Garsin, padre di Eugenia, che avrà una grande influenza sul nipote.
Uomo di grande cultura letteraria e filosofica (parlava fluentemente l’italiano, il francese, lo spagnolo, il greco e conosceva l’inglese e l’arabo), è l’archetipo dell’ebreo sefardita cosmopolita.
Ad Amedeo piaceva moltissimo l’eccentricità del nonno, la sua cultura talmudica, e gli epici racconti sulle origini della famiglia che si facevano risalire addirittura a Baruch Spinoza, il grande filosofo ebreo sefardita di Amsterdam della seconda metà del Seicento.
Il piccolo Amedeo trascorre molto tempo con il nonno in quegli anni, ascoltandone i racconti ed assorbendone senz’altro in parte la cultura raffinata. Al ricordo delle lunghe passeggiate tra nonno e nipote è legato dunque il percorso tra i fossi, che qui camminavano lentamente fino al mare chiacchierando.
(fonte: http://www.usserorivista.it/?p=589)