La piccola tavola, quasi un monocromo color della terra, è interamente occupata dal muro ravvicinato di una povera casa “bucato” da un nero arco e da una finestra. Sulla soglia, due uomini sporchi e stanchi, forse appena rientrati da giorni di lavoro, si appoggiano al muro. I loro volti sono nascosti da neri cappelli a falde larghe; hanno pesanti scarponi, pantaloni di velluto marrone come le giacche appoggiate sulle spalle, le camicie blu legate al collo dal foulard rosso, probabilmente in origine di valore politico, e strette in vita da una fascia marrone: è il tipico abbigliamento del lavoratore maremmano, cioè della campagna della Toscana meridionale e del Lazio settentrionale, in particolar modo del carbonaio. Tra di loro, un bambino sbuca dall’interno della casa, aggrappato alle gambe dei grandi.
I carbonai, mestiere antico diffuso in Maremma e in molte altre zone, oggi quasi del tutto scomparso, trasformavano il legname in carbone vegetale. In “piazze” in mezzo ai boschi veniva costruita la “carbonaia”, un cumulo di legname di circa due metri con in alto un foro dal quale veniva inserita brace ardente: il legno iniziava così a “buriare”, a “cuocere”.
Con l’aiuto di grandi zappe e “corbelli”, cioè rastrelli di legno, il cumulo veniva ricoperto da uno strato di fogliame e terra ben pressato. Nell’ambiente con pochissimo ossigeno per la compatta copertura, con il fumo che fuoriusciva dal foro in alto, la combustione del legno durava giorni e notti. Al termine, smontata la carbonaia, a terra rimaneva il carbone, ormai freddo, che veniva radunato e imballato.
Dai boschi il carbone vegetale (da non confondere con il carbon fossile o coke) giungeva ai magazzini dei centri vicini, dove insieme alla legna veniva venduto per cucinare e riscaldare. È utilizzato ancora oggi in ambito gastronomico, soprattutto per la cottura della carne su griglie.
[Tratto da percorso Lavoro, a cura di Sara Bruni, in Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link. Guida al progetto didattico, a cura di Antonella Gioli, Sillabe s.r.l., Livorno, 2016]