Un giovane seduto su un parapetto di pietra, a torso nudo con pantaloni blu, forse jeans, tirati fin sopra le ginocchia a evidenziare lo sforzo e il calore, sta per battere il martello sulla punta di metallo rovente poggiata sull’incudine, che col suo rosso incandescente illumina il dipinto tutto sui toni delle terre. È un fabbro, ma il dipinto non vuole raffigurare questo specifico lavoratore, tanto che il suo volto rimane coperto, ma rappresentare in generale il Lavoro. Lo fa riprendendo l’immagine dell’antichità classica di Vulcano, il fabbro degli Dei, dio del fuoco e della metallurgia, e aggiornandola con la modernità: sullo sfondo ciminiere fumanti, indice di progresso industriale, forse quelle dell’esteso e moderno stabilimento della Società Metallurgica Italiana nel quartiere Torretta di Livorno. L’opera è l’ultima di un gruppo di quattro allegorie (dell’Educazione, della Beneficenza, dell’Industria) commissionato ad Adolfo Tommasi dal Ricovero di Mendicità di Livorno per la sua Sala dei Benefattori.
L’Unità d’Italia, con l’abolizione del porto franco, provocò un grave danno all’economia livornese, già in declino. La ripresa iniziò nel 1865, con la concessione statale all’ingegnere siciliano Luigi Orlando del Cantiere navale di San Rocco. Rapidamente, grazie alla modernità e ampiezza di impianti e darsena, alla straordinaria capacità costruttiva e alle cospicue commesse di navi militari e mercantili, il Cantiere Fratelli Orlando divenne perno dell’economia di Livorno, sia per occupati (nel 1887 erano 1.500-2.000) sia per indotto.
Nel 1858 Giuseppe Gambaro rilevò una piccola fonderia che dopo pochi anni divenne l’Officina di Costruzioni e Fonderia Fratelli Gambaro: produceva motori, presse, cancelli, nonché le strutture in ferro per la copertura del Mercato delle Vettovaglie. Nel 1886 la Società Metallurgica Italiana costruì nel quartiere Torretta un modernissimo stabilimento, che nel 1887 con 500 operai produceva 4.000 tonnellate all’anno di manufatti in rame e ottone. Nel 1887 Livorno aveva 11 stabilimenti metallurgici e meccanici con 703 operai, che nel 1902 salirono a 1.600.
Agli inizi del ’900, in linea con il veloce processo di industrializzazione del Paese, Livorno stava diventando un centro industriale specializzato nel settore navale-meccanico: il Cantiere Orlando era tra i più importanti in Italia; nel settore metallurgico Livorno era la quinta città per importanza. Dopo un secolo, via via trasferite o cessate le fabbriche, chiuso nel 2002 anche il Cantiere, dell’industria a Livorno rimane oggi ben poco.
[Tratto da percorso Lavoro, a cura di Sara Bruni, in Nel/Col/Dal Museo civico Fattori di Livorno: opere, percorsi, link. Guida al progetto didattico, a cura di Antonella Gioli, Sillabe s.r.l., Livorno, 2016]